Come ogni estate i margari sono tornati sugli alpeggi, le mandrie di bovini e ovini pascolano tranquille tra i verdi pascoli di montagna e i turisti possono acquistare i formaggi nelle piccole baite in pietra.. sembra un mondo fantastico, fiabesco, quasi da invidiare. La gente “di città” ci dice: “vorrei farlo io il tuo lavoro!!” e a noi vien voglia di rispondere: “eh sapessi quanti problemi abbiamo non la penseresti allo stesso modo!!”. Proprio così, non bastano le difficoltà economiche, la crisi del settore zootecnico, l'eccessivo prezzo dei cereali e le altre mille difficoltà finanziarie e burocratiche, con cui un'azienda agricola deve fare i conti ogni giorno, ma anche l'alpeggio presenta molte difficoltà che in molti casi rischiano di far scomparire per sempre questa attività millenaria.
L'estate 2013 è iniziata con l'allarme erba in molte vallate soprattutto oltre i 2000 metri di altitudine a causa del freddo del mese di giugno mentre sotto tale quota l'erba si presenta abbondante in quasi tutti gli alpeggi. Le piogge di luglio dovrebbero comunque garantire, con un po' di ritardo, il pascolo anche nelle zone alte.
Problema molto più complicato è quello del lupo che torna puntuale ad attaccare le mandrie e soprattutto le greggi con danni enormi per gli allevatori in quanto, come già detto altre volte, il risarcimento dell'assicurazione non è mai sufficiente a coprire la perdita subita.
Oltre ad attacchi da lupo, da molte vallate arrivano segnalazioni di un eccessiva abbondanza di animali selvatici come cinghiali, caprioli e cervi, con branchi di centinaia di unità, che oltre a mangiare l'erba destinata agli animali del margaro (e da lui affittata e pagata) rischiano di essere portatori e diffondere malattie alle mandrie con gravi danni sanitari ed economici per l'azienda.
L'Adialpi in questi giorni ha inviato un documento all'Assessorato all'Agricoltura del Piemonte per chiedere un maggior impegno a tutela degli alpeggiatori in vista della futura PAC affinché sulle superfici considerate alpeggio (cioè oltre una determinata quota) i premi vengano assegnati solo a chi realmente pratica l'alpeggio: chi affitta il pascolo deve essere proprietario degli animali alpeggiati; la regola è semplice e i margari “veri” non hanno problemi ad applicarla.
Il sistema attuale, invece, in cui l'unico vincolo è che il terreno sia stato pascolato da ovini o bovini la cui proprietà, di questi ultimi, è indipendente da chi ha richiesto il premio su quella superficie, permette (o meglio, è un incentivo per) la speculazione, dando la possibilità di subaffittare il pascolo creando due diverse situazioni: da una parte lo speculatore che “investe” sui titoli PAC senza portare in alpe un solo capo, dall'altra il margaro che grazie al pascolo della sua mandria garantisce il premio ad altri ma che in tasca sua non arriva nemmeno un euro di contributi oltre al rischio di perdere la validità dei propri “titoli” in seguito a due annate senza richiesta di premio.
Il problema è sotto gli occhi di tutti ma la speranza è che, se fin ora si è fatto poco o nulla per limitarlo, si riesca a impedire che continui con la nuova PAC.
Altra richiesta dell'Adialpi è quella di mantenere gli impegni assunti durante il convegno “Difendiamo i margari” dello scorso 25 gennaio a Saluzzo in cui sia il Direttore dell'Arpea (Agenzia Regionale per le erogazioni in agricoltura del Piemonte) Giancarlo Sironi sia l'Assessore Regionale all'Agricoltura Claudio Sacchetto affermarono che non sarebbe stata applicata la retroattività sulle domande in seguito al refresh-2012.
Infatti l'ultima foto-interpretazione ha sottratto molte delle superfici a premio bloccando i pagamenti della Domanda Unica 2012; ora il rischio è che, oltre alla perdita di tali superfici, venga anche applicata la retroattività con l'obbligo di restituire i premi degli anni precedenti con effetti drammatici per molte aziende che sarebbero costrette a chiudere.
Quello che l'Adialpi vuol far comprendere è che queste superfici necessitano di una particolare attenzione, trattandosi di “pascoli magri” di alta quota in cui gli animali concretamente pascolano quasi dappertutto anche tra le pietraie: è assurdo che queste aziende vengano penalizzate per delle superfici che da generazioni vengono pascolate anche con grandi sacrifici da parte di che segue gli animali con la pioggia, la nebbia o il sole.
Crissolo, 18 luglio 2013
Il Presidente Adialpi
Giovanni Dalmasso