Le specie selvatiche sono sempre più un problema anche sugli alpeggi dove il lupo minaccia mandrie e margari.
QUANDO E’ TROPPO, E’ TROPPO!
CIA e Coordinamento Gente di Montagna insieme per chiedere azioni di contenimento degli animali selvatici.
“Siamo arrivati ad una situazione insostenibile per il nostro lavoro: i margari sono ormai quotidianamente a contatto con i lupi, gli attacchi alle mandrie e ai greggi sono sempre più frequenti. Il lupo non è più in via di estinzione, ormai lo si vede anche in pieno giorno, i branchi sono numerosi e il pericolo non è solamente per i nostri animali ma anche per noi stessi che viviamo in alpe”. Così commenta Giovanni Dalmasso, Presidente dell’Adialpi (Associazione difesa alpeggi del Piemonte) alla luce delle numerose segnalazioni di avvistamenti e di attacchi da lupo in queste prime settimane di alpeggio.
“Ho parlato con diversi miei colleghi – continua Dalmasso- alcuni dei quali alpeggiano come me in Valle Po. Ad Ostana il lupo è stato visto vicino ad una mandria di razza Piemontese e nella notte ha attaccato: un vitello è stato ucciso e uno risulta disperso; ad Oncino gli avvistamenti sono molto frequenti e i lupi si avvicinano ormai con poco timore alle abitazioni minacciando non solo le mandrie ma anche gli stessi allevatori che in alpe ci lavorano e ci vivono tutta l’estate. Anche dalle altre vallate si segnala la presenza ormai molto frequente di questo predatore: ormai sono molti, troppi, e se non si interviene con una politica di contenimento, la situazione potrà essere molto più grave di quanto possiamo immaginare.
Come da sempre affermiamo, non bastano gli indennizzi, non bastano le misure di difesa, non bastano le tante parole e i tanti milioni di euro (di fondi pubblici) spesi per “studiare” il lupo sulle Alpi: servono azioni concrete, serve una politica capace di cogliere le reali esigenze di chi lavora e fa impresa in questo ambiente. È l’ora di smettere di far credere che si sta facendo il possibile per aiutare la montagna, di sostenerla con una politica attenta e sensibile a favore di chi qui ci lavora e poi nella realtà non si dà ascolto alle nostre richieste: questo si chiama inganno, ma per qualcuno è diventata una “normale amministrazione”.
A tal proposito una delegazione di dirigenti della Cia (Confederazione italiana agricoltori) di Cuneo, unitamente a rappresentanti del “Coordinamento Gente di Montagna”, costituito da sindaci delle valli Piemontesi e dalle associazioni Alte Terre, Adialpi, Pastors de Blins, Miralh, Val Varaita Trekking, Difesa Langhe (Langa e Alta Langa), M.Arp (movimento arpitano), hanno incontrato il prefetto di Cuneo per consegnare l’ordine del giorno approvato dalla direzione nazionale della Cia con il quale si chiedono provvedimenti a livello legislativo e normativo. Nel documento si fa riferimento all’aumento esponenziale della densità di cinghiali, caprioli e altre specie selvatiche che hanno invaso letteralmente le campagne piemontesi e che non solo devastano i campi, ma rappresentano anche un serio problema per l’incolumità delle persone, come dimostra l’aumento degli incidenti stradali. Senza dimenticare quel che accade in montagna dove i lupi mettono in pericolo l’attività di pastori e margari.
Sulla base di tali premesse, la Confederazione Italiana Agricoltori chiede, innanzitutto, un impegno da parte del parlamento e del governo per adottare “provvedimenti legislativi e attuativi che consentano la limitazione/gestione delle specie, in relazione alla capacità del territorio di sostenere la loro adeguata presenza nella logica della coesistenza sostenibile”.
Accanto a ciò, alle Regioni e agli enti locali, si chiede “interventi adeguati di abbattimento selettivo rivolti all’effettivo controllo della massiccia presenza delle specie alloctone e invasive, degli ungulati e dei selvatici predatori che stravolgono l’equilibrio naturale e produttivo”.
La strada per una “sensata presenza di animali selvatici” è ancora molto lunga ma perseverando con azioni serie e ragionevoli, il buon senso potrà finalmente prevalere sull’ignoranza di chi poco capisce della montagna, se non per il semplice fatto che sia “un po’ più fresca delle loro città”.