L’ ADIALPI SCRIVE AGLI ASSESSORI FERRERO E VALMAGGIA.
L’Associazione Difesa Alpeggi Piemonte (ADIALPI) ha voluto presentarsi ai nuovi assessori regionali all’Agricoltura, Giorgio Ferrero, e alla Montagna, Alberto Valmaggia, elencando le principali problematiche del settore e chiedendo al più presto un incontro per cercare di trovare delle soluzioni efficaci.
Ecco gli argomenti trattati nella lettera sottoscritta dal presidente Adialpi, Giovanni Dalmasso:
1) Gli attacchi da lupo alle mandrie
Come se non bastasse un clima decisamente instabile, tipico del mese di giugno, che ha creato non poche difficoltà di adattamento per gli animali provenienti dalle cascine di pianura, sono arrivate, puntuali come ogni anno, le prime segnalazioni di attacchi da lupo che, oltre ai capi predati e uccisi negli attacchi, recano danni traumatici per l’intera mandria in termini di aborti, ingestibilità degli animali spaventati e difficoltà nel curare i capi feriti nell’ambiente dell’alpeggio. Le proposte dell’Adialpi rimangono le stesse: attuare al più presto abbattimenti selettivi del predatore per ridurne le consistenze, autorizzare il porto d’armi agli allevatori in modo da poter difendere i propri animali in caso di attacchi ed individuare delle “aree di diffusione” del lupo in cui la sua presenza venga monitorata, ad esempio delimitare una valle ampia anche 10.000 ettari con delle recinzioni: li dentro sarà il territorio del lupo e saranno i pastori a decidere se andare o meno in quella zona, con il legittimo risarcimento dei danni, ma all'infuori di essa il predatore non ci dovrà essere. Negli ultimi mesi l’Adialpi ha inoltre partecipato ad alcuni tavoli tecnici tra cui quello del progetto Life Wolf-Alps presso il Parco Alpi Marittime assieme a molte altre associazioni del settore.
Il progetto, cofinanziato dalla Comunità Europea, è finalizzato alla conservazione del lupo e alla riduzione dei danni sulla zootecnia in montagna e il Parco si propone come interlocutore per gli allevatori per accedere agli aiuti di sostegno all’alpeggio. In concreto si tratta di riprendere alcune misure già previste e finanziate dal Piano di Sviluppo Rurale regionale: l’Adialpi, seppur disponibile a collaborare nell’individuazione di possibili soluzioni per tutelare gli allevatori in montagna, ha mostrato le sue perplessità per la presenza di nuove istituzioni e pratiche che, senza portare nulla di nuovo a quanto già è presente, rischiano di complicare l’attività dei margari.
2) Le speculazioni sugli alpeggi
Altra questione di estrema importanza è sicuramente l’evoluzione della nuova Pac che, sulla base delle problematiche ormai note legate alle speculazioni sulle superfici degli alpeggi, potrà essere determinante per il futuro del settore. L’Adialpi, nonostante sia un’associazione molto giovane e con possibilità economiche impercettibili rispetto alle altre associazioni del settore, ha da sempre insistito per ottenere maggiori tutele per i “veri” margari riuscendo a raggiungere risultati gratificanti. Infatti la circolare dell’Arpea dell’11 ottobre 2013, nonostante la sua momentanea sospensione per la campagna 2014, ha stabilito l’impossibilità del pascolamento da parte di terzi per le superfici a premio, argomento che è stato affrontato anche dalla Commissione Agricoltura del Parlamento, in particolare dal deputato Mino Taricco, che ha cercato di ripristinare regole certe in materia di pagamenti Pac oltre alla proposta, avanzata in primis dall’Adialpi, di valutare la possibilità di prevedere norme tali che, per il 2015 e seguenti, sulle superfici dichiarate a pascolo magro il valore dei titoli PAC non possa in ogni caso superare il valore unitario medio dei contributi PAC ad ettaro, a livello regionale o nazionale, anche prevedendo iniziative legislative o provvedimenti ministeriali.
3) Il Refresh 2012
Sempre in materia di premi Pac, non è ancora risolta del tutto la questione del Refresh 2012 che, attraverso queste nuove fotointerpretazioni, ha in molti casi classificato non ammissibili a premio delle aree che precedentemente erano state classificate idonee. Questa soluzione, in coerenza con i regolamenti dell’Agea, sembra avere risultati più gravi del previsto, dal momento che, tali risultati, potrebbero essere ribaltati sulle campagne precedenti 2010 e 2011. Tale ipotesi era stata smentita durante un convegno dell’Adilapi del gennaio 2013 da parte sia dell’allora assessore regionale all’agricoltura, Claudio Sacchetto, sia dal direttore dell’Arpea, Giancarlo Sironi, i quali affermarono che il Refresh 2012 non avrebbe avuto effetto retroattivo.
Questa scelta deve tener conto della situazione degli alpeggi, delle condizioni dei pascoli magri e anche della siccità dell’estate 2012. Le foto di quell’estate, infatti, risultano molto sfavorevoli per i terreni di montagna e la stessa siccità ha determinato la perdita di cotica in alcune aree per cui la rigenerazione richiederà diverse annualità. Inoltre occorre ricordare che le superfici richieste a premio erano state “valutate” precedentemente dallo stesso organismo pagatore nel 2009: se a distanza di tre anni l’Arpea decide di cambiare il metodo di valutazione delle superfici, ci deve avvertire con preavviso e soprattutto non può “ribaltare” questo dato sugli anni precedenti. Questa situazione sta danneggiando solamente gli allevatori, è arrivato il momento che anche gli altri si prendano le loro responsabilità: i contributi comunitari devono servire ad aiutare i produttori, non ad ingannarli e a mandare in rovina le aziende.
Noi non accettiamo questa regola: per le campagne future ci adatteremo alle nuove disposizioni, nonostante il grave danno dalla perdita di terreni eleggibili, ma per le annate 2010, 2011 e 2012 sarebbe opportuno trovare dei rimedi: una soluzione logica sarebbe quella di escludere dal premio i terreni classificati “non ammissibili”, senza però incorrere nelle sanzioni o nella decadenza della domanda, perché questo vorrebbe significare la “distruzione” di molte aziende per un errore, sottolineo, non assolutamente imputabile a loro.