Le indagini del Corpo Forestale dello Stato smascherano numerose truffe sugli alpeggi.
LE SPECULAZIONI NON FINISCONO QUI.
IL PRESIDENTE DELL’ADIALPI, GIOVANNI DALMASSO: “ORMAI E’ TROPPO TARDI. MI VERGOGNO DI QUESTA POLITICA CHE NON HA FATTO NULLA IN TUTTI QUESTI ANNI”.
“Chi esulta in seguito alle indagini sulle truffe sugli alpeggi pensando che le speculazioni siano finalmente terminate, non ha ancora capito che la situazione attuale è una sconfitta per tutti. Le stesse pratiche di cui si sente parlare sui giornali sono ormai divenute delle attività diffuse su tutti i comuni di montagna in cui sono presenti degli alpeggi: ormai l’intero sistema è rovinato e la colpa non è solo degli speculatori ma soprattutto della politica che non ha voluto porre fine a queste truffe in questi anni passati, ora è tardi per qualsiasi rimedio”. Così commenta Giovanni Dalmasso, Presidente Adialpi (Ass. Difesa Alpeggi Piemonte), alla luce delle inchieste del Corpo Forestale dello Stato che ha portato all’arresto di alcuni titolari di una società del cuneese e a numerose indagini su aziende non solo piemontesi ma di tutto il nord Italia che operavano in modo speculativo sugli alpeggi riscuotendo ingenti somme comunitarie a danno dei veri margari e dell’agricoltura italiana in generale. Da tempo infatti l’Adialpi denuncia queste situazioni, ricordando quanto sia importante tutelare gli alpeggiatori storici di fronte a queste società fasulle che non hanno altro interesse se non quello di utilizzare i pascoli montani per accaparrarsi ingenti somme di contributi europei.
“Si doveva intervenire prima – continua Giovanni Dalmasso – e non dover attendere l’esito delle indagini degli enti di controllo che hanno potuto confermare quanto da sempre noi denunciamo. Mi vergogno di questa politica insensibile alle difficoltà della montagna, dei sindacati che, pur a conoscenza della situazione, non hanno mai voluto risolvere la speculazione, delle altre associazioni di agricoltori e allevatori che sono sempre stati indifferenti a queste difficoltà: nessuno ha mai fatto nulla e ora sono tutti vincitori, tutti si prendono i meriti e commentano in modo soddisfatto i risultati ottenuti, come se il problema fosse finalmente risolto. Purtroppo non è così. Siano di fronte a una “truffa legalizzata” da troppi anni che ha distrutto in modo irreparabile un intero settore, rovinando l’attività agricola di centinaia di famiglie. La speculazione non finisce qui, anzi, peggiorerà ancora: basta vedere quanto è successo nei mesi, e addirittura nelle settimane scorse, in molti comuni montani delle vallate piemontesi, ad esempio in Valle Maira e Valle Varaita, dove le gare d’asta dei pascoli pubblici sono state vinte a cifre molto alte sottraendole di fatto ai margari storici e finendo nelle mani di chi usa l’alpeggio solo per i fondi europei mentre del pascolo e dell’attività zootecnica non se ne cura minimamente.
La politica deve essere più responsabile, occorre regolamentare maggiormente l’attività agricola in modo da evitare queste situazioni e soprattutto occorre ricordare quale dev’essere l’obiettivo primario della PAC (politica agricola comunitaria): difendere l’ambiente e il territorio o arricchire pochi “furbi” che speculano sui fondi UE? Noi la risposta corretta sappiamo quale sia e anche i cittadini la sanno: probabilmente solo i politici non l’hanno ancora capita, più interessati a tutelare l’agricoltura “a parole” che non nei fatti concreti.
La linea dell’Adialpi, in quanto associazione che rappresenta i veri margari e l’attività agricola sui pascoli, rimane la stessa da anni: disincentivare la speculazione sugli alpeggi introducendo delle soglie massime di contributo per ettaro; in questo modo i pascoli sarebbero meno redditizi e vi sarebbe una concorrenza leale con i veri margari durante le gare d’asta degli alpeggi. Inoltre è opportuno che i Comuni di montagna inseriscano nei regolamenti per l’assegnazione dei pascoli delle norme a tutela dei veri margari che diano precedenza ai residenti e a chi è proprietario e detentore degli animali in alpeggio in modo da penalizzare le società nate solo per raggirare i regolamenti.
Nell’attesa che le indagini possano aiutare a smascherare questo assurdo sistema speculativo e nella speranza che la giustizia si dimostri seria e responsabile ai problemi che questo ha causato ad un settore così importante dell’agricoltura, sarà opportuno che la politica nazionale faccia la sua parte prendendo come punto di riferimento le proposte di associazioni, come l’Adialpi, che conoscono bene cosa sia utile o meno a questo settore.
Intanto nei prossimi giorni verrà inviato un documento all’assessorato piemontese all’agricoltura e al ministero alle politiche agricole su quali sono le misure utili per combattere le speculazioni e poter porre fine a queste “truffe legalizzate” a favore di un’agricoltura formata da famiglie che credono e lavorano ogni giorno per un’agricoltura reale e non vituale!”.