A Saluzzo per parlare di alpeggi, politica agricola e Parco del Monviso.
QUALE FUTURO PER LA NOSTRA MONTAGNA?
OLTRE 200 PARTECIPANTI AL CONVEGNO DELL’ADIALPI NELLA SERATA DI MARTEDI’ 28 APRILE 2015
Se lo chiedono in molti quale sia il futuro della montagna e soprattutto di chi in questo ambiente ci lavora e ci vive. L’Adialpi, Associazione Difesa Alpeggi Piemonte, ha voluto organizzare una serata per parlare delle problematiche legate al mondo dei margari trattando gli argomenti di maggiore interesse e su cui occorre prestare attenzione affinché venga tutelato un settore molto importante per l’agricoltura piemontese. Nonostante le assenze dell’Assessore regionale Alberto Valmaggia e dell’onorevole Mino Taricco, erano presenti presso il Teatro Politeama di Saluzzo oltre 200 persone tra margari, agronomi, rappresentati delle associazioni di categoria e delle istituzioni. A moderare la serata un brillante Osvaldo Bellino, direttore dell’Imprenditore Agricolo e di terraoggi.it.
LA CITTA’ DI SALUZZO
I saluti del vice sindaco di Saluzzo Franco Demaria hanno dato inizio alla serata, ringraziando l’Adialpi per aver scelto di organizzare il convegno in questa città che da sempre è il punto di riferimento per i margari e per le valli del basso Piemonte.
ADIALPI INFORMA
Il convegno è stata l’occasione per presentare il primo numero della rivista “Adialpi Informa”, curata da Christopher Dalmasso, che raccoglie le informazioni tecniche, economiche e politiche sul mondo degli alpeggi e le notizie di maggior rilievo sull’agricoltura regionale. La rivista, inviata a tutti i margari soci dell’Associazione, ai Comuni delle vallate e alle principali associazioni di categoria, ha come obiettivo quello di rendere noti a cittadini e istituzioni i principali problemi del settore.
LA NUOVA PAC
L’argomento più atteso della serata era sicuramente la nuova Politica Agricola Comunitaria (PAC) che a partire dalla campagna 2015 andrà a modificare il metodo di erogazione degli aiuti diretti alle aziende agricole. Tale riforma è molto importante in quanto condizionerà il futuro dell’agricoltura europea sino al 2020. Il relatore dell’argomento è stato Gianfranco Latino dell’Assessorato regionale all’Agricoltura che ha spiegato, in modo chiaro e preciso, quali saranno le novità sostanziali della riforma. Innanzitutto vi sarà una proroga per le presentazioni delle domande di premio al 15 giugno, invece che il 15 maggio.
Il principio di assegnazione dei nuovi titoli (circa il 50% del percepito 2014 sarà “spalmato” sugli ettari ammissibili nel 2015) e il “peso” del greening (ovvero il premio per le azioni di diversificazione delle culture, il mantenimento dei pascoli e dei prati permanenti e le aree di interesse ecologico)sono ormai noti a quasi tutti gli agricoltori che hanno seguito con interesse le varie fasi della riforma. Aspetti meno conosciuti riguardano invece i nuovi carichi sugli alpeggi (0,2 uba/ettaro e un periodo minimo di pascolo di 60 giorni). Inoltre dal 2015 non sarà più possibile effettuare il “pascolo terzi” ma il bestiame utilizzato per garantire il carico minimo dovrà essere detenuto dal richiedente ed appartenente a codici di allevamento ad egli intestati. Il provvedimento Regionale tuttavia stabilisce che il 30% di questi animali può essere di proprietà altrui e detenuti in guardiania dal richiedente il premio.
Aspetto importante, soprattutto in termini di importi, riguardano i premi “accoppiati” soprattutto per il settore carne: considerando il budget nazionale sono previste circa 200€ per ogni vacca che partorisce e circa 45€ per ogni vitellone macellato, cifre interessanti considerando la grande diffusione dell’allevamento della razza Piemontese sui nostri alpeggi.
LE BUONE PRATICHE PER L’AFFITTO DEI PASCOLI
Interessantissimo è stato l’intervento del dottore agronomo Giampaolo Bruno che ha illustrato un progetto di ricerca che, sulla base delle problematiche legate agli alpeggi (speculazione, cattiva gestione dei pascoli, canoni di affitto, carenza di prescrizioni tecniche sul carico potenziale di animali in alpe e sulla cartografia di dettaglio) mira a fornire ai Comuni delle linee guida per l’individuazione di buone pratiche per l’affitto dei pascoli montani e degli alpeggi di proprietà comunale al fine di tutelare la produttività, nel rispetto delle norme ambientali e agricole. Nello specifico il progetto si propone di individuare dei parametri misurabili per il calcolo del reale valore del pascolo e stilare l’elenco delle norme da inserire nei regolamenti di gestione degli alpeggi.
Lo studio è in corso di svolgimento sui comuni di Canosio (Valle Maira) e Condove (Val Susa) dove, grazie alla collaborazione delle Amministrazioni comunali, si stanno analizzando i pascoli comunali, le superfici e i carichi di animali mantenibili. Allo stesso tempo si stanno raccogliendo informazioni sugli alpeggi delle vallate piemontesi in modo da avere una panoramica generale sulle superfici degli alpeggi, i canoni applicati, le durate dei contratti ed i costi di affitto delle strutture (abitazione, stalla, caseificio), in modo da poter avere un quadro generale della situazione attuale ed avanzare delle proposte di basi d’asta in funzione delle superfici nette pascolabili e del carico unitario di bestiame mantenibile. I risultati del progetto saranno dunque applicabili a tutti i Comuni piemontesi con alpeggi e saranno a disposizione delle Associazioni di categoria agricole e dei margari.
NUOVA PAC.. VECCHIE SPECULAZIONI?
Giovanni Dalmasso, Presidente dell’Adialpi, ha ricordato l’importanza delle iniziative che questa associazione ha portato avanti negli ultimi anni soprattutto per quanto riguarda la lotta alle speculazioni sulle superfici degli alpeggi: infatti da molti anni i pascoli alpini sono oggetto di interesse per molte aziende, il più delle volte estranee alla zootecnia montana, che si sono aggiudicate gli affitti degli alpeggi a canoni molto elevati, sottraendole di fatto ai veri margari con il solo obiettivo di ricevere i premi derivanti dai titoli Pac di alto valore in loro possesso.
“La situazione è nota a tutti – sottolinea Giovanni Dalmasso, Presidente Adialpi – dalle istituzioni alle associazioni di categoria ma nessuno vuole realmente risolvere il problema. Quello che sta succedendo con la nuova Pac ne è la conferma: nel momento in cui, finalmente, il TAR del Lazio ha espressamente vietato il cosiddetto “pascolo terzi” (pratica adottata negli scorsi anni da numerose aziende al solo scopo di incassare i pagamenti diretti senza esercitare realmente l’attività di allevamento in alpe), si è deciso di ridurre al minimo il carico di bestiame (0,2 UBA/ettaro) ed il periodo di pascolo (60 giorni) in modo da ridurre al “minimo indispensabile” i vincoli e le difficoltà per gli speculatori. Per noi questi nuovi parametri sono a dir poco “ridicoli” e rischiano di accentuare sempre di più le speculazioni sulle nostre montagne. Come se questo ancora non bastasse, la stessa Regione Piemonte ha inoltre introdotto la possibilità di considerare nel calcolo del carico minimo di bestiame, una percentuale (30%) di animali in guardiania, cioè non di proprietà dello stesso richiedente del premio.”
L’Adialpi continua ad avanzare la stessa proposta già presentata l’anno scorso e che, grazie all’interessamento dell’onorevole Mino Taricco, aveva raggiunto il Parlamento, per poi, purtroppo, non essere introdotta nei nuovi regolamenti; la proposta era la seguente: “sui terreni classificati pascoli magri, il valore unitario dei titoli Pac non potrà essere superiore al valore unitario medio nazionale”. In questo modo le grandi superfici degli alpeggi non potranno più portare nelle tasche degli speculatori delle cifre a dir poco “folli” e si avrebbe una concorrenza leale con i veri margari possessori perlopiù di titoli di basso valore.
“Non siamo mai stati convocati ai tavoli di lavoro della nuova Pac – spiega Dalmasso – seppur rappresentiamo una categoria importante che conta in Piemonte circa 100 famiglie di allevatori con quasi 200mila capi. È un peccato che le nostre proposte non vengano ascoltate perché il nostro obiettivo è quello di tutelare un’attività importante per il territorio, il turismo e l’economia agricola regionale. Questo ovviamente non ci scoraggia e noi continueremo a farci sentire, ad insistere con le nostre proposte finché non ci daranno ascolto.”
COORDINAMENTO GENTE DI MONTAGNA
Durante il convegno è stato presentato il nuovo “gruppo” formato dalle associazioni che si occupano di montagna e dai sindaci di numerose località delle valli tra il cuneese ed il torinese, costituito lo scorso 4 marzo e che periodicamente si incontra per discutere sulle problematiche e le proposte che riguardano la montagna: dal turismo all’agricoltura, dalla scuola alla politica economica.
PARCO DEL MONVISO: TUTTI D’ACCORDO?
Argomento molto discusso negli ultimi mesi è sicuramente la creazione del nuovo Parco del Monviso.
Il Presidente dell’Adialpi, Giovanni Dalmasso, continua a ribadire la propria contrarietà a questo disegno di legge che inevitabilmente comporterà nuovi vincoli e divieti per chi vive in questo territorio. La cosa che maggiormente lamentano i margari, è la totale indifferenza verso le loro richieste di informazione: si critica la creazione “dall’alto” di questo nuovo ente che è nato senza chiedere il parere a chi vive e lavora in questo ambiente da sempre.
In rappresentanza della Regione Piemonte ha risposto Luca Gosso, ex sindaco di Busca, delegato dall’Assessore Valmaggia impegnato nelle votazioni del bilancio in Consiglio regionale, che ha illustrato il progetto di riordino dei parchi regionali, con l’accorpamento di alcuni degli attuali e un effettiva riduzione dei costi pubblici. Si stanno valutando le molte proposte di modifica al progetto iniziale con una sostanziale riduzione dei confini del nuovo Parco del Monviso. L’obiettivo è quello di valorizzare le aree naturali del cuneese attraverso un grande progetto che dovrà inevitabilmente rappresentare le esigenze del territorio: dei sette rappresentanti all’interno del CDA, sei saranno nominati dai comuni e solo uno, cioè il presidente, sarà deciso dalla regione.
Infine Dalmasso: “Se proprio questo Parco si dovrà fare, noi dobbiamo farne parte ma questa volta non come spettatori: chiediamo un posto all’interno del Consiglio di amministrazione in modo che i nostri problemi possano essere presi in considerazione e il Parco possa conciliare in modo intelligente le esigente paesaggistiche, turistiche e di coloro che lavorano sul territorio, in particolare i margari che con la loro attività da sempre tutelano e conservano questi paesaggi.
INTERVENTI
Non sono mancati gli interventi del pubblico che come sempre si appassiona agli argomenti del convegno.
Secondo Giovanni Rolle (Coldiretti Torino), il Parco del Monviso sta ottenendo più dissensi che consensi da parte dei cittadini e delle Amministrazioni locali: serve un maggiore coinvolgimento dei residenti e soprattutto occorre capire che, se nessuno lo vuole questo parco, un motivo ci deve essere.
Per quanto riguarda la riforma della PAC, lo stesso Rolle ha espresso una valutazione favorevole sia nei confronti del carico minimo di 0,2 uba/ettaro, utile per alcuni alpeggi di alta quota, sia per il provvedimento regionale di considerare nel calcolo di questo carico il 30% di animali in guardiania, in quanto indispensabile per tutelare una pratica tradizionale in Piemonte. Per quanto riguarda le speculazioni, invece, è bene ricordare che gli stessi margari negli ultimi periodi, e soprattutto nella campagna 2014, hanno acquistato titoli Pac di alto valore andando a incrementare le somme di contributo per la loro azienda.
In risposta al suo intervento ha replicato Giovanni Dalmasso (Adialpi) evidenziando la più che comprensibile necessità, da parte dei margari, di incrementare i propri contributi attraverso l’acquisto di nuovi titoli: “ se la politica non ci aiuta a tutelare le nostre aziende, dobbiamo essere noi a darci da fare: una PAC più consistente consente al margaro di poter competere con lo speculatore e a non farsi sottrarre l’alpeggio. Le opzioni sono due: o ci attrezziamo o ci elimineranno tutti dalle nostre montagne! È assurdo quanto si debba ancora sentire: ora, non solo nessuno ci da una mano a difenderci da chi ci sta prendendo gli alpeggi, ma addirittura sembriamo noi gli speculatori.. robe da matti!”
Anche Luigi Ferrero (Assessorato Agricoltura Regione Piemonte) replica a Rolle: il carico minimo di 0,2 uba/ettaro e il periodo di pascolamento di 60 giorni per poter accedere al premio erano già di per se molto bassi: l’ulteriore provvedimento regionale non era necessario. La speculazione è molto semplice da evitare: sarebbe sufficiente che i Comuni, all’interno dei bandi per gli affitti, inserissero alcune clausole, come la necessità di allegare la scheda di stalla, che sottraggono la possibilità a queste aziende “virtuali” di speculare sulle superfici di montagna: sul sito della regione è presente tutta la modulistica utile per questa azione, serve solo la collaborazione delle Amministrazioni.
Roberto Colombero, Sindaco di Canosio in Valle Maira, ha sottolineato quanto non sia così facile attuare certe azioni: “nel mio Comune un alpeggio di circa 300 ettari viene concesso al margaro ad una cifra annua di 14mila euro mentre il Comune limitrofo dalla stessa superficie intasca oltre 80mila euro. Come faccio a spiegare alla Corte dei Conti che sto facendo il mio lavoro correttamente quando i bilanci dei due comuni sono nettamente differenti?”
“Forse stiamo uscendo dalla realtà. – commenta Giovanni Dalmasso a fine serata – L’obiettivo è tutelare la nostra montagna, il suo paesaggio, le sue potenzialità e chi ci lavora o vogliamo ridurre questo ambiente ad una misera opportunità di guadagno per “pochi furbi” senza curarsi di dove stiamo andando a sbattere il naso?
Se continuiamo di questo passo rovineremo in modo irreparabile non solo l’agricoltura in montagna ma di conseguenza tutte le attività che grazie ad essa hanno caratterizzato questo paesaggio. Serve l’aiuto di tutti, della politica innanzitutto ma anche dei margari che devono continuare a sostenere solo chi realmente li difende e fa i loro interessi: le parole servono a poco, ciò che è utile sono soprattutto i fatti, le proposte e le buone idee.
Per ora ci hanno ascoltato poco ma noi non smetteremo di farci sentire: sono sicuro che i veri margari sono dalla nostra parte, staremo a vedere se la politica starà dalla parte dei margari!
E tornando a parlare di Corte dei Conti, io gli proporrei di controllare bene se gli incassi così alti di quel comune sono così legittimi o se queste azioni speculative non siano magari contrarie al principio di “buona pratica per l’affidamento dei pascoli montani.”