ALLARME SICCITA’:

LA SITUAZIONE E’ PIUTTOSTO GRAVE SUGLI ALPEGGI PIEMONTESI

 

L’Adialpi ha inviato un documento all’Arpea, all’Assessore all’Agricoltura del Piemonte e alle organizzazioni agricole piemontesi affinché si prendano provvedimenti sulle problematiche che la siccità in corso sugli alpeggi può recare ai margari.

 “L’estate 2015 si sta dimostrando come una delle più siccitose degli ultimi 15 anni, forse più grave di quella del 2012”. Così afferma Giovanni Dalmasso, presidente dell’Adialpi (Associazione Difesa Alpeggi Piemonte), alla luce di quanto si sta verificando in tutto il territorio regionale. La carenza di piogge negli ultimi 2 mesi ha comportato gravi danni alla vegetazione soprattutto sui pascoli magri degli alpeggi.

“Questo eccessivo periodo di siccità – continua Dalmasso – sta recando problematiche in quasi tutti gli alpeggi piemontesi e rischia di alterare la normale permanenza sui pascoli: in alcune vallate l’erba sta diventando troppo secca, le sorgenti si stanno asciugando e i bovini, come anche gli ovini, non riescono più ad alimentarsi correttamente. Molti margari dovranno ridurre il periodo di permanenza sull’alpeggio e questo avrà delle ricadute economiche non indifferenti sui bilanci aziendali.

Staremo a vedere come sarà il mese di agosto ma nel caso di un ulteriore aggravamento della situazione, sarà necessario richiedere lo stato di calamità per l’eccessivo carattere siccitoso.”

 

ANNO SICCITOSO.. ANNO DA REFRESH!

Oltre ai danni diretti alle culture e ai pascoli, la siccità di quest’estate potrà comportare un’ulteriore problematica agli agricoltori penalizzandoli fortemente anche per quanto riguarda i premi comunitari.

A quanto pare il 2015 sarà nuovamente anno di “Refresh” ovvero l’aggiornamento della base dati grafica che attraverso la fotointerpretazione delle superfici stabilisce quali aree possono essere ammesse a premio per gli agricoltori nella Politica Agricola Comunitaria (PAC). In pratica le fotografie aeree, scattate proprio durante l’estate 2015, vengono valutate dai tecnici degli enti di controllo per le erogazioni in agricoltura (ARPEA per il Piemonte) i quali stabiliscono quali ettari dell’azienda analizzata possono essere ammessi a premio (superficie eleggibile) e quanti sono invece classificati come tara (fabbricati, incolti, aree improduttive, acque, bosco, rocce,..).

Questo procedimento deve essere svolto, secondo le norme comunitarie, ogni tre anni e con mezzi grafici sempre più attendibili in modo da ottimizzare le valutazioni ed individuare eventuali dichiarazioni scorrette da parte degli agricoltori durante la presentazione della domanda di premio.

Già nel 2012 il carattere eccezionale della siccità recò gravi danni alle aziende di montagna che si videro decurtare parte delle loro superfici, e inevitabilmente parte dei premi a loro spettanti, a causa di una valutazione negativa delle superfici ammissibili a premio dovuta all’aridità dei pascoli alpini. Dopo 3 anni ci ritroviamo purtroppo nella medesima situazione, con terreni abitualmente utilizzati per far pascolare gli animali  nelle campagne “normali” che ora rischiano di esser classificati “non pascolabili”.

“Quello che chiediamo – commenta Giovanni Dalmasso – è un’attenzione particolare da parte degli enti di controllo alle diverse situazioni che si possono riscontrare sulle superfici degli alpeggi: occorre avere il giusto riguardo di differenziare le zone rocciose, ovviamente non ammissibili a premio, con quelle aree di pascolo “povere” in cui la carenza di cotica è dovuta ovviamente al carattere eccezionale della siccità.

Si tratta di pascoli magri di alta quota in cui la vegetazione a volte fiorisce a luglio e in caso di clima avverso, come quello a cui stiamo assistendo, nell’arco di poche settimane tende a seccare e a scomparire.

Questo non significa però che non siano zone abitualmente utilizzate a pascolo anzi, è proprio da questi pascoli che ricaviamo dai nostri animali il miglior latte per produrre quel formaggio tanto apprezzato dai turisti che salgono sulle nostre montagne.”

 


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